La transizione verso l’economia circolare è rapida a sufficienza?
In tutte le aree geografiche l’economia circolare occupa una posizione sempre più rilevante nei piani delle aziende, rivela una recente indagine condotta da DNV e World Business Council for Sustainable Development (WBCSD).
Nonostante la sempre maggiore attenzione di opinione pubblica, istituzioni e aziende, tuttavia, il passaggio a modelli di business che prevedano di azzerare i rifiuti sembra progredire con lentezza. “Finora non sembrano avere avuto un impatto significativo sulla rapidità della transizione né le crescenti pressioni da parte degli stakeholder, né quelle normative, come il Piano d’Azione per l’Economia Circolare adottato dalla UE nel marzo 2020” spiega Luca Crisciotti, CEO Supply Chain & Product Assurance di DNV. “Soltanto il 5,9% delle aziende ritiene di avere un approccio maturo, mentre l’apporto dell’innovazione ai modelli di business è ancora limitato. Resta quindi ancora molto da fare per raggiungere la situazione di autentica economia circolare necessaria a passare da un modello industriale ‘take-make-waste’ a un modello con un impatto significativo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.”
La ricerca ViewPoint “Economia circolare: come stanno cambiando le aziende?” dimostra che le imprese si concentrano maggiormente sulle innovazioni di processo e di prodotto, quali il recupero di risorse (30,3%) o l’estensione della vita utile del prodotto (39,6%). Soltanto alcune si sono orientate verso innovazioni più avanzate nei modelli di business, come l’approccio ‘product-as-a-service’ (17,6%) e le piattaforme di sharing (12,5%). Quanto al vantaggio principale, la maggior parte delle aziende sta registrando risparmi sui costi (57,2%), un dato non sorprendente considerando la focalizzazione sui processi e prodotti esistenti.
“L’impegno per la circolarità del settore privato è evidente, ma c’è poca coerenza nel comunicarlo all’esterno in termini di raggio d’azione e criteri di misurazione – commenta Brendan Edgerton, Circular Economy Director di WBCSD –. Investitori, clienti e autorità richiedono sempre maggiori informazioni sulle performance di circolarità, e le aziende che si sono attrezzate per misurarle, monitorarle e rafforzarle sono in una posizione privilegiata per coglierne il valore al massimo e mostrare la propria capacità di leadership”.
Il fatto che soltanto il 24,7% degli intervistati determini il proprio livello iniziale (baseline) di circolarità prima di implementare le iniziative, il 26,7% abbia stabilito obiettivi e target specifici e il 19,8% abbia individuato indicatori di performance, rappresenta un ostacolo significativo per il progresso: senza metriche appropriate, infatti, identificare le iniziative di successo scalabili e comunicare in maniera trasparente le performance diventa estremamente difficile. Non migliora questo scenario quel 65,6% che utilizza un proprio schema di misurazione anziché avvalersi di un quadro di riferimento ideato da organizzazioni consolidate come il WBCSD e la Ellen McArthur Foundation.
“Clienti e consumatori richiedono sempre più spesso che le dichiarazioni e le performance relative alla sostenibilità siano fondate e trasparenti. I risultati della ricerca suggeriscono che la comunicazione delle performance e l’applicazione delle soluzioni digitali siano ancora limitate. Vediamo un enorme potenziale nello sfruttare le soluzioni esistenti, costruire una relazione di fiducia con stakeholder e consumatori, coniugando metriche verificate con le applicazioni di tracciamento basate sulla blockchain,” conclude Crisciotti.
La ricerca
L’indagine ViewPoint “Economia circolare: come stanno cambiando le aziende?” è stata condotta tra marzo e aprile 2021. I rispondenti comprendono clienti Business Assurance di DNV in diversi settori in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia.
I risultati completi della ricerca sono disponibili qui. Gli insight sono disponibili qui.
Download immagini: circular forest (Photo: Shutterstock), analyzing data (Photo: Shutterstock)
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